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Svolgendo una ricerca documentaria sul catasto onciario di Campana lo studioso incontra inaspettatamente motti e sonetti sul tema dell’Amore…
Il catasto onciario, così chiamato perché basato sull’unità monetaria dell’oncia, fu istituito con dispaccio di Carlo III di Borbone del 4 ottobre 1740 e regolato da una serie di istruzioni emanate dalla regia Camera della Sommaria tra il 1741 e il 1742.
Redatto allo scopo di stabilire il peso fiscale a carico di ciascun proprietario di beni, la sua natura amministrativa non escludeva che i catastieri potessero esprimere la loro creatività, anche condita con un pizzico di ironia, associando al nominativo di ciascun contribuente una immagine e un motto, ispirati al cognome, a tratti caratteriali o ad attività professionali svolte.
[Antimo di Francesco]
Amo l’esca, e non l’Amo
Ama il Pastor la gregge
Le belve il Cacciator
Ed ama il Pescator le reti, e l’amo.
[Ascanio Di Ascanio]
Intendo il tuo rossor
Amo, vorresti dir;
Ma in faccia al genitor
Parlar non vuoi.
Il farti più soffrir
Sarebbe crudeltà.
Restino in libertà
Gli affetti tuoi.
[Felice Amore]
Omnia vincit Amor
SONETTO
Amor ne sorge, e a vagheggiar ne spinge
D’Amor si scherza, e a lagrimar n’astringe
E siam tutti d’Amor favola e gioco
Virtù non giova, austerità val poco
Male Amor si nasconde, e mal si finge
Ch’ ad amar sforza, a riamar costringe
E non vuol salamandre al suo bel fuoco
Sino il mar, sino il ghiaccio ardere io scerno
Volan per l’aria innamorati i venti
Ne perdoni a te stesso Arciero eterno
Sol fugge Amor dalle perdute genti
E men duro perciò fors’è l’Inferno
Ch’ove non regna Amor non son tormenti.