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Il secondo conflitto mondiale segnato da un elevato tasso di morte di civili e da numerosi crimini di guerra sia in territorio nazionale che internazionale rappresenta uno dei periodi più cruenti del XX secolo. Guardando al contesto italiano e nello specifico alle diverse realtà locali, si contano numerosi campi di prigionia, istituiti per il mesto soggiorno non solo di cittadini accusati di crimini minori, ma anche di reati politici. I sovversivi erano condannati per non aver prestato giuramento al Regime o con la falsa accusa di essere traditori della patria per avere perseguito i valori di libertà di pensiero e di espressione nella lotta contro la dittatura.
Tali deprecabili situazioni si verificarono anche in Sulmona, quando, l’antica abbazia dei celestini, nota come Badia Morronese, divenuta carcere penale nel 1868, fu lo scenario di un evento che segnò, in maniera indelebile, la storia della piccola città abruzzese.
L’8 ottobre 1943 dal carcere della Badia vennero prelevati dai soldati tedeschi circa quattrocento detenuti, scelti tra i criminali violenti, rivoluzionari e prigionieri stranieri, prevalentemente slavi e greci. Essi vennero deportati, in Polonia, nel campo di concentramento e sterminio di Dachau.
La testimonianza scritta rinvenuta nella documentazione della Casa Penale di Sulmona strappa al velo dell’indifferenza e dell’oblio questo amaro avvenimento. In una rubrica alfabetica, contenente i nominativi dei prigionieri per gli anni dal 1928 al 1943 e nei registri matricolari, circa otto unità, dal 1927 al 1947 sono elencati i nomi dei condannati secondo i progressivi numeri di matricola.
Dalle carte è possibile ricostruire l’iter giudiziario di ogni individuo a partire dal suo ingresso in carcere fino alla sua dimissione, apprendendo la natura del reato, la condotta mantenuta durante la detenzione e risalire ai dati anagrafici e biometrici come: data e luogo di nascita, nome del padre e della madre, sesso, statura, peso, professione, orientamento religioso, impronta digitale.
I nominativi dei 382 detenuti trasferiti dalla badia verso Dachau sono segnati in rosso e in blu con la dicitura: «deportato» e tra essi spicca il nome di Carmelo Salanitro, docente di lettere, pacifista e antifascista, condannato a diciotto anni di reclusione per reati politici il 6 febbraio 1941 presso il carcere Regina Coeli di Roma, inviato poi alla badia di Sulmona e morto nel campo di sterminio il 24 aprile 1945.
Il fondo acquisito, in tempi recenti dalla sezione di Archivio di Stato di Sulmona è costituito dalla rubrica e dai registri matricolari dei carcerati (1921 - 1980). Parte di esso è oggetto di un progetto dal titolo Un treno per Dachau finalizzato alla trascrizione dei nominativi dei prigionieri deportati nel campo polacco oltre ai dati rilevanti e ad essi riferiti, quali: il luogo di nascita, la nazionalità, la professione, il tipo di reato, la data d’ingresso in carcere. Una comparazione tra i registri della badia e l’elenco redatto dagli ufficiali del campo di Dachau, ha messo in luce un’abbondanza di errori nella trascrizione dei nomi dei prigionieri slavi e di alcuni nominativi segnati in rosso nei registri e non riportati nella rubrica generale, da ciò l’ipotesi che alcuni condannati siano fuggiti o siano morti prima del loro arrivo al campo di sterminio.
La documentazione attualmente è fruibile in archivio e presto lo sarà anche digitalmente grazie al prezioso lavoro di scansione del materiale svolto dal personale d’archivio della sezione di Sulmona presso la sede dell’Aquila, restituendo così alla comunità un patrimonio prezioso sia come testimonianza storica sia come memoria civile.